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Rifiuti speciali: cosa sono e come gestirli correttamente

Data di pubblicazione

I rifiuti speciali sono i materiali di scarto che derivano da attività produttive, commerciali o di servizio, e richiedono una gestione particolare per evitare impatti negativi sull’ambiente e sulla salute umana. Diversamente dai rifiuti urbani, che provengono dalle abitazioni e dalle attività quotidiane, i rifiuti speciali includono una molteplicità di materiali come residui industriali, scarti agricoli, rifiuti ospedalieri e apparecchiature elettroniche fuori uso. La loro gestione corretta è regolamentata da normative specifiche, che vediamo più avanti in questo articolo, volte a prevenire contaminazioni e danni ambientali.

 

Definizione di rifiuti speciali

I rifiuti speciali differiscono dai rifiuti urbani per la loro origine e composizione: come abbiamo accennato, questi rifiuti derivano principalmente da attività industriali, artigianali, agricole, sanitarie e commerciali, e la loro gestione richiede procedure specifiche a causa della loro potenziale pericolosità e del loro impatto ambientale. La normativa italiana, in particolare con il Decreto Legislativo 152/2006, all’articolo 184, opera una distinzione tra rifiuti urbani e rifiuti speciali e definisce i rifiuti speciali come quei materiali che, a seguito di un processo produttivo, non possono essere smaltiti tramite le normali reti di raccolta dei rifiuti urbani. Rifiuti speciali sono ad esempio  gli scarti chimici, i residui di lavorazione industriale, gli oli esausti, le apparecchiature elettroniche fuori uso (RAEE), i fanghi derivanti da processi di depurazione e i materiali contenenti amianto. La corretta identificazione e classificazione dei rifiuti speciali è fondamentale per adottare le giuste misure di gestione e smaltimento, minimizzando così i rischi per la salute umana e l’ambiente.

 

Classificazione dei rifiuti speciali

I rifiuti speciali si classificano in base alla loro origine e caratteristiche: principalmente si distinguono tra rifiuti di origine industriale, commerciale, agricola, sanitaria e da attività di costruzione e demolizione. All’interno di queste categorie i rifiuti possono essere ulteriormente suddivisi in pericolosi e non pericolosi. I rifiuti speciali pericolosi contengono sostanze che rappresentano un rischio immediato e significativo per la salute umana e l’ambiente come solventi chimici, batterie al piombo, oli esausti e materiali contenenti amianto. I rifiuti speciali non pericolosi, invece, pur richiedendo una gestione specifica, non presentano lo stesso livello di rischio: parliamo per esempio di scarti di lavorazione alimentare o materiali da costruzione come calcestruzzo e mattoni.

La corretta classificazione dei rifiuti speciali è fondamentale per garantire un’adeguata gestione e il corretto smaltimento, rispettando le normative vigenti. Per questo ogni tipologia di rifiuto ha codici identificativi specifici (CER – Codice Europeo dei Rifiuti) che ne facilitano il riconoscimento e la tracciabilità lungo tutta la filiera di gestione. Il sistema permette così di adottare le misure più idonee per il trattamento dei rifiuti, riducendo al minimo l’impatto ambientale e proteggendo la salute pubblica.

 

Rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi

I rifiuti speciali, dicevamo, si suddividono in due categorie principali: pericolosi e non pericolosi. Questa classificazione è fondamentale per determinare le modalità di gestione e smaltimento adeguate, per rispettare la normativa vigente e soprattutto per implementare strategie mirate di recupero e smaltimento che minimizzino i rischi associati sia ai rifiuti pericolosi che a quelli non pericolosi.

  • I rifiuti speciali pericolosi sono quelli che presentano caratteristiche di tossicità, infiammabilità, corrosività o reattività chimica. Esempi comuni includono sostanze chimiche industriali, solventi usati, batterie esauste, oli minerali esausti e materiali contenenti amianto. Data la loro natura, questi rifiuti richiedono una gestione particolarmente attenta per evitare rischi ambientali e sanitari significativi.
  • I rifiuti speciali non pericolosi, invece, non presentano le stesse caratteristiche di nocività immediata ma necessitano comunque di una gestione specifica. Tra questi troviamo macerie da costruzione e demolizione, scarti di lavorazioni industriali non tossici, residui agroalimentari e fanghi derivanti dalla depurazione delle acque. Pur essendo meno critici dal punto di vista della sicurezza, anche i rifiuti speciali non pericolosi devono essere trattati in conformità con normative precise per garantire un impatto ambientale minimo.

 

Tabella delle classi di pericolosità per i codici CER

La tabella delle classi di pericolosità per i codici CER è uno strumento essenziale per identificare e gestire correttamente i rifiuti pericolosi: qui ogni classe è definita da criteri specifici basati su proprietà chimiche, fisiche e tossicologiche dei rifiuti. Questa classificazione aiuta a garantire la sicurezza durante le fasi di raccolta, trasporto e smaltimento, riducendo il rischio di incidenti ambientali e proteggendo la salute pubblica. Ricordiamo infatti che questa codifica facilita non soltanto la separazione e il trattamento dei rifiuti, ma anche la loro tracciabilità lungo tutto il processo di smaltimento.

Ecco la tabella completa delle classi di pericolosità per i codici CER:

  • HP 1 – Esplosivo
  • HP 2 – Comburente
  • HP 3 – Infiammabile
  • HP 4 – Irritante – Irritazione cutanea e lesioni oculari
  • HP 5 – Tossicità specifica per organi bersaglio (STOT)/ Tossicità in caso di respirazione
  • HP 6 – Tossicità acuta
  • HP 7 – Cancerogeno
  • HP 8 – Corrosivo
  • HP 9 – Infettivo
  • HP 10 – Tossico per la riproduzione
  • HP 11 – Mutageno
  • HP 12 – Liberazione di gas a tossicità acuta
  • HP 13 – Sensibilizzante
  • HP 14 – Ecotossico
  • HP 15 – Rifiuto che non possiede direttamente una delle caratteristiche di pericolo summenzionate ma può manifestarla successivamente.

 

Normativa sui rifiuti speciali in Italia

La normativa sui rifiuti speciali in Italia è regolata dal Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152, noto come “Testo Unico Ambientale” (TUA), che stabilisce le linee guida per la gestione, il recupero e lo smaltimento dei rifiuti speciali, sia pericolosi che non pericolosi. La legge prevede che i produttori di rifiuti speciali ne siano responsabili della corretta gestione, dalla fase di produzione fino allo smaltimento finale. Inoltre, è obbligatorio tenere un registro di carico e scarico dei rifiuti e compilare il Modello Unico di Dichiarazione Ambientale (MUD) annualmente.

Il trasporto dei rifiuti speciali deve essere effettuato da operatori autorizzati e tracciato tramite il formulario di identificazione dei rifiuti (FIR). In caso di rifiuti pericolosi, sono richieste ulteriori precauzioni come l’etichettatura specifica e l’uso di contenitori omologati. Le sanzioni per la violazione delle normative possono includere multe significative e responsabilità penali, in particolare nel caso di smaltimento illecito o abbandono dei rifiuti.

 

La normativa italiana sui rifiuti speciali è severa e punta a proteggere l’ambiente e la salute pubblica attraverso un sistema rigoroso di controllo e gestione, ma a volte non è sufficiente: è fondamentale infatti che tutte le aziende coinvolte nella produzione o nella gestione di rifiuti speciali siano pienamente conformi alle leggi vigenti, per evitare gravi conseguenze ambientali, attraverso un impegno costante e certificato. Proprio come facciamo ogni giorno noi di Aneco.

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